Comitato Dora/Spina3

Skip to content



Contributo del Comitato Dora Spina Tre al convegno "PAESAGGIO BENE COMUNE"

Contributo del Comitato Dora Spina Tre al convegno organizzato dal Movimento per lo stop al consumo di territorio e dal Comitato non grattiamo il cielo di Torino: PAESAGGIO BENE COMUNE, Incontro nazionale per la difesa delle città e del territorio dall’aggressione del cemento e dei grattacieli, per la riqualificazione dei paesaggi urbani e rurali, per gli spazi pubblici e le aree verdi, Sabato 17 aprile, Palazzo della Provincia di Torino, corso Inghilterra 7 Torino

Il Consiglio comunale di Torino ha approvato, il 5 aprile, una mozione per salvare la memoria industriale di Spina 3. “Per tramandarla alle nuove generazioni”, come scritto sul comunicato stampa.
Si tratta di un’iniziativa positiva.
Soprattutto se fosse stata decisa una decina di anni fa.
Oggi le fabbriche della zona sono state o abbattute, o riutilizzate a fini commerciali.
Savigliano è diventata una galleria commerciale con le vecchie foto degli operai e dei reparti appese di fronte a boutique e sale giochi (a simboleggiare il passaggio dalla figura di lavoratore-cittadino a quella di consumatore).
Di Michelin e Ferriere Fiat (una vera e propria città con capannoni di vario tipo, locali sotterranei e binari ferroviari) resta in piedi solamente ciò che costava forse troppo abbattere (e permane il contenzioso su chi debba pagare la stombatura della Dora).
Per gli abitanti di Spina 3 le preesistenze industriali rappresentano poco o nulla, malgrado essi paradossalmente abitino in comprensori che ricordano nel nome gli stabilimenti abbattuti.

Quando dobbiamo parlare di paesaggio, come COMITATO DORA SPINA TRE, non possiamo dunque che partire da ciò che c’era sul territorio: una realtà contraddittoria di lavoro e d’inquinamento, che possedeva un senso e dei valori. Che interagiva fortemente, nel bene e nel male, con i quartieri storici circondanti, caratterizzati da case di ringhiera, negozi di prossimità, centri d’aggregazione politico-culturali, piazze con alberi, mercati rionali, giochi per i bambini, bocciofile e sale da ballo.
Non siamo nostalgici di quel paesaggio, ma, senza mitizzarli, lo siamo di quei quartieri vivibili.
Dove le stesse imprese, Michelin e Superga in particolare, costruivano strutture per i lavoratori, come dopolavori, asili, ambulatori.

Oggi il COMITATO DORA SPINA TRE per avere un centro culturale (biblioteca – centro d’incontro per giovani ed anziani) in Spina 3 è costretto a raccogliere le firme su una petizione al Comune di Torino.
Perché il progetto originale non lo prevede.
Anzi, non prevede nessuna struttura pubblica aggiuntiva (salvo una scuola ancora da costruire e anticipata da un locale sistemato nell’ammezzato di una delle residenze) rispetto a quelle che già servivano con difficoltà gli abitanti dei vecchi quartieri.
Il caso limite è rappresentato dal Poliambulatorio nei locali della ex Superga di via Verolengo, in ritardo di otto anni, malgrado sia stato finanziato da un Programma di Riqualificazione urbana.
Un cittadino diceva in una nostra assemblea che se il Poliambulatorio fosse stato un centro commerciale l’avrebbero già finito. Infatti, in zona ne sono stati costruiti quattro, di nuovi supermercati.
L’ultima colata di cemento, lungo la stessa via Verolengo, è stata presentata dalla Circoscrizione il mese scorso: ulteriori mini-torri e case con 1500 alloggi, in una città che risulta avere più di 30.000 alloggi sfitti.

Residenze e supermercati. Più il futuro parco post-industriale Dora, che occuperà quasi la metà di un’area, quella di Spina 3, dell’esito delle cui bonifiche il Comune non ha ancora dettagliatamente relazionato a tutti i residenti.
Una grande opportunità’ si è persa: di realizzare un quartiere a misura di persona, bello da vedere e vivibile, costruito con criteri di sostenibilità ambientale, dotato di servizi e di posti dove incontrarsi. Un quartiere che favorisse la sosta e l’incontro tra le persone; e la mobilità dolce, dei pedoni e delle biciclette.
Si è creato invece “un quartiere dove si abita, ma non si vive”, che sembra un luogo di passaggio, dove tutto deve scorrere tra luoghi di residenza e di consumo. “Una civiltà della rotonda”, come la definisce il Piano di salute della ASLTO2 per la Quinta Circoscrizione.
Dove si sono calati sul territorio gli immensi volumi delle nuove residenze per 12.000 abitanti, arroccate in comprensori autocentrati (si vedano i parchi giochi interni alle corti, sul cui utilizzo nascono diatribe condominiali tra abitanti delle diverse cooperative costruttrici). Dove l’automobile è necessaria anche solo per fare la spesa nell’immancabile supermercato sottocasa. Dove, come nel comprensorio Vitali, si
fa difficoltà persino ad avere una panchina lungo il viale di cemento. E occorre insistere mesi per un passaggio pedonale sulla rampa che sale alla scuola materna e agli alloggi popolari (positivamente assegnati attraverso le graduatorie comunali).
Alcuni residenti di Valdocco, i primi ad arrivare in Spina 3, riflettono sul fatto che le loro residenze sembrano nate in funzione dell’Ipercoop più che l’opposto.

Una riqualificazione del sito industriale dismesso, vasto un milione di metri quadri, era necessaria.
Ma la decisionalità accentrata in pochi, il ruolo forte di poteri che invocavano la valorizzazione della rendita fondiaria, il ruolo debole di Istituzioni elettive che sembrano talvolta ridursi a brokers immobiliari, la ripartizione (da manuale Cencelli) delle opportunità di profitto tra i vari costruttori privati e cooperativi, il ritardo programmato delle opere d’urbanizzazione, la sparizione degli standard urbanistici, la carenza di un coordinamento pubblico autorevole … questi ed altri elementi hanno concorso a creare un quartiere, quello di Spina 3, che ad oggi sembra meno vivibile dei quartieri che erano attorno alle fabbriche.
Sembrano lontani decenni gli articoli elogiativi dei principali giornali cittadini sul “quartiere modello a pochi minuti dal centro” e le pubblicità immobiliari che utilizzavano il Parco Dora, raffigurato quasi come una foresta amazzonica, e anche le sedi dei Vigili urbani e dei Carabinieri, come elementi di un “pacchetto residenziale completo”.

Un tempo in questa città si costruivano quartieri come Vallette e Falchera. Poi una nuova fase della politica cercò di costruire strutture pubbliche contestuali alle residenze. E il Comune progettava iniziative per affrontare e risolvere gli squilibrii delle periferie.
Oggi il Comune realizza, assieme ai costruttori di Spina 3, un quartiere che ha molte caratteristiche di quelle prime periferie, e un Comitato istituzionale cui affidare il rapporto coi nuovi cittadini. Mentre le Circoscrizioni che eleggiamo si ritirano dalle loro responsabilità su quel territorio.
Un Comitato istituzionale, denominato Parco Dora, che ha come compito principale quello di vender bene quel prodotto di Spina 3 che nessun politico rivendica più come suo. Di intercettare, blandire, svilire a problema individuale il dissenso e le proposte, se e quando salgono dal basso, nella logica di diluirle nel tempo e renderle compatibili alla linea politica e alle priorità comunali.
Ciò contribuisce a generare ulteriore disillusione, passività, clientelismo, distanza dalla politica, oltre che una nuova caduta di ruolo delle Istituzioni elettive.

Anche per questo è fondamentale la partecipazione diretta dei cittadini per condizionare la vivibilità del proprio quartiere. Come quella del nostro Comitato, che non ha mai inteso rappresentare tutti i residenti, ma si propone, ormai da sei anni, d’incalzare le Istituzioni a svolgere l’attività per cui le abbiamo elette, e a considerare anche le priorità dei residenti.
Il nostro scopo principale è tenere in piedi delle idee e delle soluzioni collettive.
Come il fatto che la piazza dell’Ipercoop non possa essere “il centro d’aggregazione del quartiere”, ma occorra una biblioteca di zona con un centro d’incontro per giovani ed anziani.
Che il progettato “orto concluso” di piante esotiche del Parco Dora poteva essere un centro civico.
Che il Parco Dora stesso debba servire non solo ai turisti e alle Autorità delle celebrazioni del 150nario, ma, ben manutenuto e sicuro, e dotato di giochi e strutture per il quartiere (magari utilizzando a ciò la grande struttura del capannone di strippaggio lungo corso Mortara), debba anche ricompensare i residenti dei tempi epocali e dei disagi dei cantieri.
Tenere in piedi cioè l’idea che i cittadini hanno bisogno di spazi pubblici di qualità.
Che migliorano la vita, la salute, la convivenza, l’integrazione.
E che i residenti siano più ferrati a decidere delle strutture necessarie al quartiere di quanto lo sia un progettista calato su un territorio che non abita né abiterà.
L’idea che i cittadini, per vivere bene il loro territorio e sentirlo come proprio, debbano poterlo condizionare con la loro partecipazione diretta.

www.comitatodoraspina3.it - info: comitatodoraspina3@tiscali.it