ITALIA NOSTRA INTERVIENE PER DIFENDERE IL PATRIMONIO ARCHITETTONICO DI VIA GIACHINO
Alla Città di Torino
Al Dirigente del Settore Sviluppo Economico
e Fondi Strutturali dell’U.E.
arch. Maurizio FLORIO
Via Meucci 4 10121 Torino
e p.c.
Al Presidente e ai Consiglieri
della Circoscrizione 5
v. Stradella 192 10149 Torino
Al Centro di documentazione storica della
Circoscrizione 5
v. Verolengo 212 10149 Torino
Al Comitato Dora-Spina3
c/o Circolo ARCI Neruda
V. Giachino 28E 10149 Torino
oggetto: P.I.S.L. di Borgata Tesso.
Gli studi in corso, legati ai Programmi integrati per lo sviluppo locale della Città di Torino, toccano alcuni luoghi (vedi la cosiddetta Borgata Tesso) di interesse storico-edilizio-urbano che meritano somma attenzione e cautela nell’approccio.
E' il caso della via Giachino, ampia strada di carattere commerciale che connetteva, insieme a via Stradella, la città con Venaria e presumibilmente raccoglieva una residenzialità legata alle strutture industriali dell’intorno.
Ancorché schiacciata dalla esagerata nuova edilizia circostante, la via ha finora incredibilmente conservato (in grandissima parte) il carattere e la fisionomia originari del periodo a cavallo tra Ottocento e Novecento, come raramente si ritrova ancora in Torino. Sono parti di città queste (come la via Monferrato, alcuni quartieri dell’ex IACP di Borgo san Paolo, via Arquata..., per citare alcuni casi sostanzialmente analoghi) che hanno dignità proprio per l’aspetto unitario e storico che rappresentano.
Si parla ora di possibili progetti che possono interessare l’impronta autentica di destinazione, di immagine, di ruolo degli edifici di via Giachino, sui quali occorre analizzare ed approfondire, non per mero “conservazionismo”, ma per doveroso rispetto di un valore di cultura urbana.
Spesso, negli ultimi tempi, abbiamo assistito ad operazioni progettuali di “grandi firme” che, riproponendo il discutibile vezzo di mettere le mani sulle opere di maestri ed autorevoli progettisti, nel nome di una malintesa “qualità”, mettono a rischio il patrimonio.
Con questi esempi, se non si esercita opportuno controllo e filtro, si aprono spazi enormi a qualsivoglia legittimazione di interventi che disperdono e snaturano irreversibilmente equilibri di immagine urbana e integrità di edifici, consolidati e caratterizzanti i nostri Centri e Quartieri Storici.
Da qui la nostra preoccupazione sul destino del patrimonio di interesse storico e documentario, più nascosto, “minore”, che, invece di essere censito e tutelato, viene al contrario “normalmente sacrificato” nell’indifferenza e nel mancato riconoscimento del valore di cultura locale.
Da qui la nostra coscienza che nuclei ed edifici storici minori vengono silenziosamente sostituiti, in nome di progressivamente trascurate condizioni di degrado o per mere volontà di trasformazione, attraverso procedure striscianti, permesse dai nuovi strumenti tecnico/normativi che di fatto scavalcano il controllo e disperdono la qualità di un’architettura d’ambiente storico, seppur non monumentale.
Dunque occorre che vengano fornite precise e garantite modalità di intervento che diano la massima importanza alla manutenzione, al risanamento ed al restauro (che non siano di pura “facciata”) piuttosto che lasciare spazio alla trasformazione e alla sostituzione.
Chiediamo quindi a chi amministra il nostro territorio urbano una “vigilanza civile” a sicuro favore degli interessi e dei valori della memoria, della storia e della cultura, affinché sia davvero promosso un recupero edilizio ed urbano degno del suo nome e custodito un patrimonio comune, ovvero “di tutti”.
Roberto Lombardi